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Un’Europa debole con un Euro più forte TOPIC: POLITICA MONETARIA

Da giugno in poi l’euro si è apprezzato rispetto al dollaro fino a raggiungere il cambio di 1.2$. Un cambio non eccessivamente alto, ma che, in un contesto economico debole, rischia di rallentare la ripresa. L’Eurozona rischia di pagare sui mercati internazionali l’inferiore competitività, soprattutto nei confronti del dollaro. Moneta, che in queste settimane ha incontrato la crescente diffidenza degli investitori nei confronti della modifica di alcuni parametri di riferimento per il calcolo dell’inflazione e, soprattutto, una dichiarata maggior tolleranza in rapporto a variazioni dell’inflazione al di sopra del 2%.

A sostegno di queste diffuse preoccupazioni ci sono due dati fondamentali che lasciano presuppore una maggiore fiducia nell’euro. Il primo indicatore è la posizione netta di future non commerciali stipulati sull’euro (2° foto), che ha raggiunto e superato ultimamente il suo precedente record fissato nel 2018. Il secondo indicatore è il calo vertiginoso di fondi liquidi in dollari forniti all’economie tramite banche centrali (3° foto), iniziato a giugno.

Un ulteriore effetto negativo dell’apprezzamento indubbiamente è il calo dei prezzi di importazione che in uno scenario già di bassa inflazione potrebbe spingere l’Eurozona in deflazione. Con i tassi già ai minimi storici la banca centrale sarà costretta ad aumentare la quantità di acquisti sui mercati per riportare l’inflazione in territori meno pericolosi.





Fonte immagine: investireoggi.it


Autore: Simone Nosotti, Asset Management, Research Junior Associate

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