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M&A, LA CRESCITA DELLE OPERAZIONI NEL SETTORE DELLA MODA
Autrice: Vanessa Tomasello, content creator
II settore del #fashion è stato spesso accusato di non aver mai saputo creare un polo della #moda e del #lusso al pari di quello dei nostri eleganti vicini francesi, seppure la moda italiana non è da meno. Ciò potrebbe cambiare, infatti la creazione di più hub del Made in Italy potrebbe passare per operazioni di fusione e acquisizione che coinvolgono piccole e medie imprese #manifatturiere. Il valore aggiunto in questo tentativo di espansione si attribuisce indubbiamente alla tradizione di marchi ben radicati a livello nazionale, produttori storici che lavorano da anni ponendo al centro la qualità del prodotto italiano.
Durante la #pandemia il fenomeno di espansione tramite #M&A ha riscontrato un’accelerazione; infatti, con l’emergenza sanitaria sono peggiorati Ebitda e posizione finanziaria di alcune imprese e per quanto riguarda il fashion nel 2020 la quota di aziende con patrimonio netto negativo è arrivata a toccare il 4,8%.
Con una rilevazione condotta sulla rete di gestori di Intesa Sanpaolo, che ha raccolto informazioni su circa 570mila imprese clienti, si è riscontrato che nel 2022 circa il 2,5% delle imprese del settore moda potrebbe essere interessato da operazioni di fusione o acquisizione.
Giovanni #Foresti, senior economist della Direzione Studi e ricerche di Intesa San Paolo, ha affermato: “Sono operazioni da leggere con favore perché spesso valorizzano le #competenze del #territorio e contribuiscono a rilanciare i distretti produttivi a livello #internazionale.”
Anche se il covid ha dato un motivo valido per velocizzare questa svolta verso le operazioni di unione tra aziende, l’inizio di questo trend risale a prima della pandemia ed è rintracciabile in alcune acquisizioni fatte dal gruppo #Zenga tra il 2009 (Tessitura di Novara) e il 2016 (Bonotto) e in operazioni fatte da altri player internazionali che hanno scelto di acquistare realtà italiane, è il caso di #Chanel che nel 2019 ha rilevato le concerie Gaiera e Samanta.
Dal 2020 la creazione di poli con l’obiettivo di raggruppare eccellenze è aumentata e i processi di creazione di hub si sono sganciati dai grandi gruppi per coinvolgere le imprese locali.
La Holding Industriale di Claudio #Rovere ha concluso sette operazioni tra il 2019 e il 2021 con quattro aziende toscane, una marchigiana e due venete che operano in settori diversi, ma tutte come terzisti per i grandi gruppi dell’alta gamma. Altri casi sono quello della torinese #Pattern attorno a cui si sta creando il Polo italiano della progettazione di lusso e della veneta Nice Footwear che tra il 2021 e l’inizio del 2022 ha rilevato Manifattura #Favaro e #Emmegi, imprese della stessa regione.
In questo contesto dove, come afferma #Fiani partner di Kpmg e curatore del report M&A Italia le imprese del Made in Italy giocano un ruolo strategico a elevato valore aggiunto, con la loro produzione di #nicchia; c’è una spinta che arriva anche da parte dei #fondi di investimento: H.I.G. Capital ha annunciato, qualche giorno fa, l’acquisizione (quarta dal 2019) di #Varcotex tramite la controllata #Cardicagroup. Questo movimento da parte dei fondi rappresenta un’opportunità di rafforzamento per l’industria italiana e, magari, di concretizzazione sempre più tangibile dell’idea di uno o più poli produttivi leader nel mondo.
Fonti:
Articolo: ilsole24ore.com
Immagine: https://www.grandhotelgardone.it/en/shopping-garda-lake