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Litio, sarà davvero il metallo del futuro? TOPIC: OIL&GAS
Autore: Eleonora Morelli, Asset Management, Rebalancing Junior Associate
Il litio è un metallo color argento che si ossida rapidamente a contatto con l’acqua o l’aria. È il più leggero tra gli elementi solidi ed è usato principalmente nelle leghe conduttrici di calore, soprattutto nelle batterie di smartphone, tablet ma anche veicoli e come componente per alcuni medicinali.
Nel 2010, poco meno della produzione mondiale di litio veniva impiegata per la creazione di manufatti in vetro e ceramica. Nel 2019 più della metà del litio in circolazione veniva usata per la produzione di batterie ricaricabili e l’impiego è destinato ad aumentare dato gli incentivi messi a disposizione da governi regionali e statali per incentivare il passaggio verso la transizione ecologica.
La necessità di assicurarsi una fornitura di litio ha scatenato un boom estrattivo e la corsa al “petrolio bianco” ha causato, e rischia di causare, gravi danni ambientali presso i siti di estrazione.
Questo metallo può essere prodotto ed estratto da due fonti differenti: scavando nella roccia dura o tramite l’estrazione di giacimenti di salamoia.
I principali produttori sono il Cile, l’Australia, l’Argentina, la Cina ed il Canada, mentre in Europa sono stati scoperti importanti giacimenti in Portogallo.
Da qualche anno a questa parte, in Sassonia, si sta creando una via alternativa cercando di sviluppare nuove tecnologie per il riciclo del litio già contenuto in vecchie batterie. Attualmente i processi sono troppo costosi e, ad oggi, riciclare il litio costa più che estrarlo.
Quale futuro ci aspetta?
Sebbene il litio possa essere impiegato in una vasta gamma di settori industriali è chiaro che la crescente domanda per la realizzazione di batterie per veicoli elettrici dominerà il mercato per i prossimi anni, tanto che il litio è stato definito “ petrolio bianco”.
Secondo l’International Energy Agency (IEA), nel prossimo decennio il mercato delle auto elettriche potrebbe diventare un mercato di massa ed entro il 2025 potrebbero essere prodotti tra i 40 e i 70 milioni di veicoli.
E nei mercati?
Prendendo in esame un periodo di circa 20 anni possiamo evidenziare un trend positivo dall’inizio degli anni 2000 nella dinamica dei prezzi. Vi è stata una crescita lenta tra il 2000 e il 2015 mentre si è registrata una crescita esplosiva tra il 2015 e il 2018.
Dopo diversi anni di crescita, nel 2019 e nelle prime fasi del 2020, si è registrata una forte pressione sui prezzi del litio. La ripresa sarà molto legata alla velocità di transizione dai veicoli inquinanti a veicoli elettrici.
Per investire nel petrolio bianco è possibile rivolgersi al mercato azionario oppure a degli ETF.
Il mercato azionario, per molti anni, è stato dominato da una concentrazione di tre imprese che producevano oltre la metà delle riserve di litio mondiali. La crescente domanda per questo metallo ha però incoraggiato moltissime imprese ad entrare nel mercato ridisegnandone l’intero assetto.
Sociedad Quimica y Minera de Chile ha lanciato un piano per una rapida espansione arrivando a raddoppiare la sua produzione di litio a 120.000 tonnellate nel 2021 in modo tale da riuscire a coprire buona parte della domanda di produzione di auto elettriche. Nell’ultimo anno le sue azioni hanno realizzato un guadagno di più del 50%.
Nuova frontiera di questo mercato è rappresentata dalla Cina. Contemporary Amperez Technology, nel momento della sua IPO in Cina a giugno 2020, ha guadagnato quasi il 200% e Ganfeng Lithium, società cinese, è partner di Tesla per l’approvvigionamento del metallo.
L’ETFS Battery Tech & Lithium investe in società di tutto il mondo che producono batterie e nelle società minerarie. Tra le sue dieci migliori società, che rappresentano circa la metà del portafoglio, ci sono imprese come Tesla, Renault e Samsung SDI.
Il settore del litio ha un grosso potenziale di crescita nei prossimi anni dato il forte interesse globale verso la sostituzione dei veicoli a motore con quelli elettrici.
Per un futuro più verde, sarà fondamentale tenere conto sia dell’impatto dei processi estrattivi, sia dei benefici a livello ambientale.
Fonte: Corriere.it