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Le prospettive del settore automotive post pandemia

Autore: Jacopo Abbatantuoni, M&A Senior Associate


Il settore automotive è stato uno dei più colpiti dalla crisi pandemica da Covid-19. Le inevitabili restrizioni imposte dai governi nazionali hanno limitato ampiamente il fattore trainante di tale settore: il movimento. La crescita nei volumi di vendita degli ultimi 5 anni aveva già mostrato un rallentamento continuo fino al +0.3% del 2019 a livello europeo e al -4.2% a livello globale, spinto da una crescente concorrenza e dal tema emissioni, obbligando il settore automotive ad assistere ad un periodo di conversione e adattamento. Le conseguenze della pandemia non hanno fatto altro che amplificare tale trend ribassista chiudendo il 2020 con volumi di vendita che toccano il -22.7% in Europa e il -14% nel mondo. J.P. Morgan ha evidenziato come possano emergere similitudini tra la crisi pandemica che stiamo vivendo e quella finanziaria del 2008 al fine di stimare un andamento prospettico dell’intero comparto automotive. Se a partire dal 2008 le aziende di settore hanno impiegato numerosi anni a tornare ai livelli pre-crisi a causa dell’esplosione del mercato Cinese che nel 2009 crebbe del 48.3%, la crisi pandemica secondo, gli analisti, non impatterà a lungo termine sui volumi di vendita che torneranno a regime in 1/2 anni, bensì altri fattori ne determineranno il rallentamento: la rottura tecnologica e l’inflazione delle materie prime. La rottura tecnologica nel settore automotive è caratterizzata dall’introduzione nel mercato di innovazioni futuristiche come la guida autonoma e la mobilità elettrica/a idrogeno. Il beneficio di tale sviluppo si sposterà nel lungo termine in aziende che sfruttano la ricerca come mezzo per generare mercati nuovi e inesplorati. Tesla, infatti, rappresenta solo il primo caso di azienda leader in un settore che fino a pochi anni fa stentava ad emergere. Ricerche di J.P Morgan evidenziano come sia proprio Tesla (e i relativi competitors) ad essere nell’immediato futuro la protagonista emergente del mercato automotive nel segmento premium, che già ora vede l’azienda affermarsi con un 10% di market share.

Il secondo ostacolo che impatterà direttamente i volumi di vendita sarà, secondo Goldman Sachs, l’inaspettata onerosità delle merci e delle materie prime. L’assetto produttivo delle aziende nel settore automobilistico prevede una fitta rete di suppliers diretti e di OEMs (original equipment manufacturer). Le OEMs sono quelle aziende che realizzano componenti di prodotti venduti da un’altra società e quindi ne assorbono parte del processo produttivo. Le automobili sono composte da una quantità ingente di materiali diversi in particolare dal 65.6% di acciaio/alluminio, 18.7% da plastica, 3.2% da rame, ed è proprio in essi che Goldman Sachs si aspetta un aumento sostanziale dei prezzi già a partire dal 2021. Prevederne l’impatto sugli utili a livello aziendale è molto complesso ma il valore di tale distorsione per le OEMs si aggira attorno ai 6 miliardi di euro per il 2021, con un incremento per automobile prodotta di 240 euro.

Fonte: J.P Morgan, Goldman Sachs.


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