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INFLAZIONE USA AI MASSIMI DALL’82. LA FED, FINALMENTE, INTERVIENE. LE ALTRE BANCHE SEGUONO…

Autore: Giacomo Cagnano, Content Creator

Topic: inflazione.


L’indice dei prezzi al consumo #CPI) ha fatto un balzo al 6,8% nel mese di Novembre 2021, portandosi ai massimi dal #1982.

Lo stesso Jerome #Powell ha dichiarato Mercoledì 15 Dicembre che l’inflazione è adesso considerata il nemico numero uno da tenere sotto controllo per fare in modo che l’espansione economica degli Stati Uniti non devii sulla cattiva strada.


Per questo motivo la Federal Reserve ha deciso di accelerare il ritiro della sua politica monetaria accomodante prevedendo una serie di rialzi nei #tassi di interesse nel 2022 e nel 2023. Inoltre i vertici della #FED sono giunti alla conclusione di ridurre ulteriormente da 15 a 30 Miliardi di dollari al mese gli acquisti di asset per completare la manovra di “#tapering” entro Marzo ’22.


È a tutti gli effetti la fine, o quasi, di una politica monetaria super #espansiva adoperata dalla Banca Centrale statunitense.

In questo modo i funzionari della FED hanno inviato un messaggio forte e chiaro ai mercati: sono seriamente intenzionati e disposti a controllare l’#inflazione aumentando il costo del denaro più velocemente del previsto.


Come hanno reagito i mercati finanziari?

#WallStreet, nella giornata di mercoledì stesso, ha risposto in maniera molto positiva con l#S&P 500 che ha chiuso a +1,63% e il #Nasdaq a +2,13%, simbolo di un’approvazione generale al calo dell’incertezza della FED.


L’inflazione, ha dichiarato Powell, rimarrà elevata anche “nel corso del prossimo anno”. In questo modo, la FED ha smesso di ritenere l’evento come “transitorio”, cosa che invece continua a fare la #BCE con Christine #Lagarde.


La FED non è stata l’unica Banca Centrale a movimentassi:

notizia di ieri è infatti la decisione della #BankofEngland di alzare i tassi di interesse allo 0,25%. Un altro passo verso una politica monetaria meno accomodante.

L’indice di riferimento “#FTSE100” nella giornata di ieri ha guadagnato l’1.25%.

Tutti questi rialzi sembrano indicare un cauto ottimismo e approvazione da parte degli investitori verso le scelte delle Banche Centrali.


L’ultima Banca che si è pronunciata nella serata di ieri è stata la Banca Centrale Europea. La conferenza stampa tenuta da Christine Lagarde ha sancito la fine degli acquisti pandemici di titoli verso l’inizio di aprile, un po’ come la sorella americana. A differenza di quest’ultima però, la BCE non è ancora disposta a rialzare i tassi.


I tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale rimarranno invariati rispettivamente allo 0,00%, allo 0,25% e al -0,50%


Questo è quello che si legge sul documento ufficiale rilasciato dalla BCE nella data di Giovedì 16 Dicembre. Ma ciò non deve far sottovalutare anche gli andamenti di dati macroeconomici in arrivo (quali inflazione e occupazione).


Le 3 principali Banche Centrali si sono pronunciate a distanza di 24 ore e hanno optato per soluzioni molto simili: Si apre una nuova era di politica monetaria per provare a frenare l’inflazione.

Basterà ridurre la quantità di acquisti in titoli di stato e aumentare il costo del denaro per raggiungere l’obbiettivo?

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