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Inflazione: scenario post-crisi TOPIC: POLITICA MONETARIA

Autore: Simone Nosotti, Asset Management, Alumno


Dopo la crisi del 2008 le previsioni di crescita dell’inflazione di quadrimestre in quadrimestre e poi di anno in anno, vennero puntualmente disattese. Le economie occidentali, in particolare l’Europa, erano appena entrate nel cosiddetto “NICE period” (non-inflationary constant expansion). Nuovi interrogativi sul medesimo tema sono riemersi dopo la pubblicazione degli ultimi dati sull’inflazione negli Stati Uniti e in Europa. Per gli Stati Uniti si parla di un tasso di crescita dell’indice dei prezzi al consumo del 4,2% su base annuale, il dato più alto da tredici anni a questa parte.

A preoccupare maggiormente sono proprio gli Stati Uniti, l’IMF ha recentemente espresso un parere poco positivo sullo stato di salute dell’economia statunitense, definendola al di là del suo potenziale. Attualmente il tasso di disoccupazione si attesta al 6,1%, molto vicino al fatidico 5%, dopo un solo anno dall’inizio della crisi.

Le ragioni di un aumento dell’inflazione così consistente sono da ricercarsi nei diversi programmi d’acquisto indetti dalla FED che hanno a loro volta supportato una politica fiscale più decisa. La ragione principale di questa crescente pressione sui prezzi è strettamente legata alla decimazione dell’offerta, che al momento fatica a sostenere una domanda che si è ripresa in modo robusto.

Alcuni osservatori considerano la crisi Covid come un punto di svolta che ha accelerato un cambiamento politico ed economico che era già in atto. Come ampiamente documentato, l’ultimo trentennio è stato caratterizzato da bassa inflazione ed una buona crescita (paesi occidentali), trend che è stato indubbiamente favorito dalla liberalizzazione dei mercati e dall’apertura verso economie come la Cina. Globalizzazione e crescente competitività, non dimenticando l’apporto delle nuove tecnologie, hanno contenuto la crescita dei prezzi. In un clima politico, già prima della crisi, poco propenso a scelte economiche più liberali, il Covid potrebbe aver certificato e giustificato una politica economia maggiormente protezionistica e più propensa alla spesa pubblica. Questi sono tutti fattori che potrebbero condurci ad un’inflazione consistentemente più alta anche sul lungo periodo.


Fonte immagine: Quifinanza.it

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