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I RISVOLTI MONETARI DEL CONFLITTO
Autore: Simone Nosotti, Content Creator
Alle numerose sanzioni promulgate dai paesi occidentali in risposta all’invasione dell’Ucraina, la Banca Centrale Russa (BCR) ha reagito in questi giorni, nel tentativo di evitare un crollo verticale del listino azionario, chiudendo le contrattazioni per tre giorni consecutivi. Inoltre, sempre la BCR ha vietato i pagamenti delle cedole verso investitori esteri di obbligazioni denominate in rubli, intervento, che, si aggiunge al congelamento degli asset russi detenuti da stranieri.
Con l’inasprirsi dei rapporti con l’Occidente, la #Russia dal 2014 ha provveduto a preparare l’economia ad una fase di isolamento finanziario economico. Sul piano monetario ha accresciuto le riserve valutarie in moneta estera (figura 1). Apprezziamo nella seconda figura come l’allocazione delle riserve valutarie siano strettamente connesse a partnership economiche (surplus commerciale oil-gas con l’Europa) e anche geopolitiche (vedi la #Cina).
Le riserve in valuta estera serviranno alla BCR a stabilizzare il #rublo, già in caduta libera (figura 3). Il meccanismo monetario è molto semplice: investitori e cittadini disinvestono nella moneta locale domandando in cambio moneta estera (esempio euro), a questo punto la banca centrale interviene con le riserve (esempio in euro) mettendole a disposizione, sul mercato. In questo modo l’offerta di moneta estera (in euro) rimane stabile, consolidando il #cambio. Per difendere ulteriormente il rublo la banca centrale ha innalzato i tassi al 20%.
Gli Stati Uniti hanno già provveduto a congelare le riserve in dollari della Banca Centrale Russa, una manovra già impiegata in precedenti crisi, vedi Venezuela ed Iran. In questo contesto sono due le implicazioni che potrebbero, dipendendo dall’esito, aiutare o peggiorare la situazione monetaria ed economica russa:
la Cina accetterà di aiutare la Russia, lasciando libero accesso alle riserve valutarie russe, facendola aderire anche al sistema di pagamenti cinese;
L’Eurozona consentirà alla Russia di accedere alle sue riserve valutarie.
Diversi osservatori da tempo hanno ravvisato come il clima di scarsa fiducia in merito alla gestione delle riserve detenute in paesi esteri, ha portato alcune banche centrali a rimpatriare le rispettive riserve. Un caso recente: dal 2013 al 2017 la #Bundesbank ha riportato a Francoforte rispettivamente da New York e Parigi un ammontare di circa 674 tonnellate di oro.
Il conflitto ha incrementato e incrementerà la pressione sui prezzi osservata negli ultimi mesi. A febbraio l’inflazione dei prezzi al consumo ha raggiunto il 5,8%. In questo scenario la BCE si trova contesa tra due decisioni, rialzare i tassi per controllare le spinte inflattive o mantenerli bassi con il fine di continuare a sostenere la ripresa. In attesa di questa decisione, i mercati ritengono maggiormente possibile un mantenimento dell’attuale politica monetaria distensiva. Infatti, i titoli di stato tedeschi a dieci anni sono tornati in territorio negativo.

Figura 1

Figura 2

Figura 3.
Fonte articolo:
The Financial Times
MilanoFinanza
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