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GAS RUSSO, RUBLO E TENSIONI NELL’OIL & GAS
Autrice: Giulia Marangelli, Content Creator
Il presidente russo #Putin vuole che il gas venga pagato in #rubli, pertanto il 31 marzo ha firmato un decreto che ha imposto dal 1 aprile il pagamento del gas russo in rubli.
#Biden, di contro, spera nella buona riuscita delle manovre per fermare l’aumento del prezzo del greggio, tramite l’aumento delle riserve petrolifere nazionali strategiche.
Nel caso di #Putin, si tratta di una vera e propria minaccia. Infatti, dopo la fine del picco invernale della domanda di riscaldamento, la speranza che gli acquirenti europei accettassero a causa della forte dipendenza dal petrolio russo è aumentata. ‘’O gas in rubli o nulla’’. Questa presa di posizione ha una sua ‘’fondatezza’’ economica, considerando che il gas russo è una delle componenti più importanti nel determinare il cambio del rublo con la valuta estera per il #Cremlino e, considerata anche la svalutazione storica della #moneta russa avvenuta a inizio marzo (il #dollaro era arrivato a valere 150 rubli) che ha davvero esposto il paese ad un elevato rischio di default.
Il fatto che per pagare il gas di Mosca bisogna aprire un conto in rubli presso banche russe non è nella pratica così tragico come sembrava apparire se si pensa al fatto che se l’obiettivo è cambiare la valuta di riferimento del gas, al momento, concretamente, è ancora possibile pagarlo in euro o dollari alla #Gazprombank che poi pensa ad effettuare il cambio. La #Gazprombank è infatti ancora priva di sanzioni e già gestisce i pagamenti del gas russo.
Ad ogni modo, da parte dell’ #UE è arrivato un ‘’no’’ a quello che sembra essere in tutti i modi un ricatto e se non si dovesse raggiungere un accordo col presidente russo, le conseguenze non sarebbero proprio irrilevanti.
Alcuni numeri che lo riportano: nei primi nove mesi del 2021, dagli ultimi dati disponibili dal colosso del gas russo #Gazprom, si evince che i ricavi delle vendite in Europa, Turchia e Cina sono stati di 2,5 trilioni di rubli (31 miliardi di dollari) dall'esportazione di 176 miliardi di metri cubi di gas tra gennaio e settembre.
Quindi il rischio che i paesi dell’ #UE corrono, nel caso in cui #Putin dovesse irrigidire ulteriormente la propria posizione, è che, non trovando un accordo, per i prossimi mesi non si riuscirebbe ad acquistare #gas da Mosca.
Inoltre il #rublo, che era in caduta libera nelle prime due settimane dell'invasione ucraina, ha riguadagnato terreno, non tanto per l'ottimismo degli operatori sull'economia russa, quanto per gli straordinari sforzi della #banca #centrale di Mosca per sostenerlo come, ad esempio, il divieto alle banche commerciali di vendere dollari ai clienti, il divieto alle società di #intermediazione finanziaria russe di consentire a clienti stranieri di vendere titoli e la limitazione del numero di dollari che i russi possono prelevare dai loro conti bancari.
D’altro canto, gli #StatiUniti e l’#Ue sanno che l'unico modo per privare la Russia di denaro contante per finanziare la sua guerra contro l'Ucraina è mettere a punto le sanzioni esistenti nei confronti di Mosca e inventarne di nuove più efficaci. In sostanza, ‘’La #CasaBianca e i suoi alleati dovrebbero impedire alla Russia di acquistare l'equipaggiamento militare di cui ha bisogno per continuare la guerra’’, come ha affermato il vice segretario al Tesoro degli Stati Uniti, Wally Adeyemo.
Sul fronte #petrolifero, quello che è la fonte più grande di potere per la #Russia, #Biden ha annunciato giovedì scorso che la sua amministrazione rilascerà 1 milioni di barili al giorno di petrolio dalla #StrategicPetroleumReserve statunitense nei prossimi sei mesi per alleviare una crisi globale dell'offerta. Il problema più grande del presidente potrebbe essere l’ #Opec+, il cartello di produttori controllato dai sauditi e gli alleati capeggiati dalla Russia, in quanto non ha intenzione di rifornire adeguatamente il mercato petrolifero, dove ogni barile richiesto diventa disponibile e comunque, anche volendolo, non potrebbe colmare l'enorme buco di 3 milioni di barili al giorno soffiato dalle sanzioni occidentali alla Russia.
Se si volesse raffigurare tutto questo scenario in delle previsioni, gli #analisti di tutto il settore energetico avvertono di un peggioramento della crisi dell'offerta nei prossimi mesi, poiché gli Stati Uniti confermano lo stop al petrolio russo, mentre molte altre nazioni evitano ogni tipo di affare con Mosca, a causa delle sanzioni.
Nonostante tutto, giovedì l'Opec+ ha deciso di fare solo un modesto aumento della produzione di 432.000 barili al giorno da maggio in poi. Si tratta di un lieve aumento rispetto al consueto incremento mensile di 400.000 barili al giorno in un mercato che secondo gli analisti avrebbe bisogno di circa 5 milioni di barili in più.
Il cartello ha anche affermato che la recente volatilità dei prezzi del petrolio "non è stata causata dai fondamentali, ma dagli sviluppi geopolitici in corso", in un apparente riferimento alla guerra in Ucraina. Il Brent ha raggiunto i massimi da 14 anni di quasi 140 dollari al barile all'indomani delle sanzioni imposte alla Russia e nell'ultimo mese si è ampiamente mantenuto sopra i 100 dollari.
Infine, #AmosHochstein, inviato speciale per gli affari energetici internazionali nell'amministrazione Biden, ha affermato che il rilascio di 180 milioni di barili dalla riserva strategica Usa è stato solo l'inizio di una maggiore fornitura che arriverà a breve. Nonostante ciò, gli analisti del mercato energetico sono apparsi scettici sul successo del piano.
Fonti: AGI, Sole 24 Ore
Fonte immagine: usi.ch