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Doti fiscali tagliate per le fusioni tra banche, calo dei matrimoni?

Autore: Vanessa Tomasello, M&A Junior Associate e Content Creator.



Il governo Draghi giovedì 28 settembre ha inserito nella #Legge di #bilancio l’allungamento di altri sei mesi dei termini per servirsi dei #benefici #fiscali in caso di #fusioni tra #istituti #bancari, tuttavia ha stabilito un tetto massimo di 500 milioni di euro. La cifra è ben differente dalle deferrend tax asset miliardarie che con le vecchie regole permettevano la trasformazione delle perdite fiscali in credito di imposta in caso di #merger operations tra banche. Non è facile stabilire o ipotizzare se la mossa governativa sia una risposta-seppur indiretta-al fallimento delle trattative con Andrea #Orcel, amministratore delegato del gruppo #Unicredit, per l’acquisizione di Monte Dei Paschi di Siena. Presentando i conti trimestrali, Andrea Orcel con gli analisti ha espresso schiettamente che lui non vede le deferrend tax asset come “un acceleratore”, così mostrando come voglia piena libertà di scelta e di azione nella selezione di un partner bancario. Il pensiero giunge velocemente a un connubio con Bpm, si pensi che la possibile unione avrebbe avuto un beneficio fiscale di 2,7 miliardi con i calcoli pre-Manovra, ancora attuabile solamente in caso di consenso dei rispettivi cda entro fine anno. Gli investitori hanno, però, basse aspettative su accordi last minute tra grandi banche. A seguito della manovra si è verificata una “scossa finanziaria”, come è possibile cogliere dai dati di Piazza Affari. Infatti, si è ridotto l’appeal dei titoli di Bper e Banco Bpm, che sono tra i principali soggetti plausibilmente coinvolti nel prossimo round di “matrimoni” tra #banche. In data 1 novembre 2021 la banca modenese ha registrato il -6,44%, mentre il terzo colosso italiano per dimensioni ha raggiunto il -7,28%. I due istituti in questi mesi, rimasti probabilmente fermi in attesa di mosse di altri o dell’operazione Unicredit-#Mps non andata in porto, ora hanno meno di due mesi per decidere come procedere. In questo scenario si sono, invece, ripresi la scena altri istituti più piccoli. Secondo i dati di giornata del 1° novembre 2021, Credem ha segnato il +0,8%, #Carige il +0,9% e Banca Popolare di Sondrio ha attutito i danni con il -1,9%. Si deve ora capire quale sarà il futuro di alcuni istituti che d’improvviso sono tornati in carreggiata come dimostra la risalita di Carige, sulle cui dimensioni sono stati ricalibrati gli incentivi governativi. Gli analisti di Mediobanca hanno messo a fuoco il fatto che “l’incentivo della #Dta sia sostanzialmente invariato per Carige e ridimensionato per tutti gli altri” e hanno commentato lapidari che “il gioco dell’#M&A è morto” puntando lo sguardo su Bpm che potrebbe perdere il suo fascino per quanto riguarda le acquisizioni e Bper che vede dimezzato l’incentivo a fondersi con l’istituto nato dalla fusione tra Banco Popolare e Banca Popolare di Milano, mentre resta invariata la possibilità di una fusione con Sondrio, in cui le Dta non sarebbero state comunque rilevanti, merger operation che Unipol sta cucinando da tempo. Gli osservatori parlano della nuova Manovra considerandola un “tetto inatteso”, si sono dissolti vari equilibri e restano, comunque, varie coppie aspiranti a fondersi. Quali si diranno il fatidico sì?


Fonti: Sole24ore (notizia), agevolazioniefinanziamenti.com (foto)

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