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Da gruppo assicurativo a super gigante tecnologico: la storia di Ping An TOPIC: TECHNOLOGY

Autore: Francesco Vitti, Asser Management, Senior Equity Associate


Ping An Insurance Company è un’azienda cinese fondata nel 1988 a Shenzen, Cina. È un conglomerato finanziario che si occupa di assicurazioni, servizi bancari e finanziari, nonché innovazione tecnologica in diversi campi. Il suo nome significa letteralmente “sicuro” e “bene

Ping An si è classificata in settima posizione sulla Forbes Global 2000 e ventunesima nella Fortune Global 500.

L’azienda è il più grosso gruppo assicurativo in Cina, con un fatturato di 150 miliardi di dollari al 2019. Ad ottobre del 2020, la sua capitalizzazione di mercato era di 250 miliardi di dollari, rendendola il più grosso gruppo assicurativo mondiale, se si escludono le partecipazioni di Berkshire Hataway nel ramo assicurativo.


L’attività assicurativa di PingAn inizia nel ramo proprietà e infortuni, per poi evolversi in diversi altri segmenti e successivamente nel ramo tecnologico. Al 2021, l’azienda conta ben 32 business units che si occupano di fornire assicurazioni e servizi finanziari e bancari. Nel 2011, con l’acquisizione della Shenzen Developement Bank, precedentemente controllata dallo Stato, comincia ad erogare carte di credito, che oggi superano per numero di clienti Citigroup, essendo superiori a 55 milioni. Nel 2016, con l’acquisizione di AutoHome il più grosso servizio disponibile in Cina per comprare automobili online, inizia la trasformazione che porterà l’azienda ad essere il gigante tecnologico che è oggi. Oggi questa divisione registra vendite per 500 milioni di dollari e basa il suo funzionamento sulla blockchain.

Il ramo assicurativo vede coinvolti oltre 300 milioni di clienti nel ramo assicurativo, che diventano 600 milioni se si considerano i servizi che il gruppo eroga attraverso tutte le sue divisioni e che vengono serviti dagli 1,2 milioni di advisor che lavorano in partnership con il gruppo. Per avere un’idea della grandezza di Ping An, è sufficiente compararla con i suoi diretti concorrenti locali ed internazionali. Il suo concorrente più vicino è China Life insurance Company (150 miliardi di capitalizzazione), seguita da AIA Group (120 miliardi), Allianz (100 miliardi) e Zurich (75 miliardi).

Dal 2005, quando l’azienda ha coinvolto Morgan Stanley e Goldman Sachs per avere supporto per la quotazione sulla borsa di Hong Kong, è stato istituito un sistema di governance molto simile a quello presente nelle startup provenienti dalla Silicon Valley, favorendo al tempo stesso una trasparenza dei modelli organizzativi che ha permesso di cooperare al meglio con le autorità cinesi, da sempre molto attente alla regolamentazione del settore finanziario. Un business model funzionante ed un sistema di governance con logica top-down hanno permesso al Gruppo di arrivare nella posizione in cui si trova oggi.

Jessica Tan, co-CEO e direttore esecutivo e nominata da Forbes tra le World’s Most Powerful Women nel 2019, ha con l’aiuto del resto della dirigenza gestito lo sviluppo di diversi servizi totalmente assenti nel ramo assicurativo e finanziario nel resto del mondo.

Ping An Doctor è, ad esempio, un servizio che, attraverso delle cabine simili a quelle per scattare fototessere disponibili nelle città occidentali, permette ai pazienti di effettuare visite mediche con l’ausilio di intelligenza artificiale e con una diagnosi che permette la prescrizione di ricette mediche disponibili entro 1 ora direttamente dal proprio smartphone. La pandemia da Coronavirus ha, a detta di Jonathan Larsen, Chief Innovation Officer del gruppo, aumentato di circa dieci volte l’utilizzo di questo servizio, portandolo oggi a servire centinaia di migliaia di clienti ogni giorno. Questo ramo dell’azienda ha al momento una capitalizzazione di mercato di 15 miliardi di dollari.

AskBob è, invece, un’intelligenza artificiale sviluppata con applicazioni mediche, conta 430 mila dottori che la utilizzano per identificare malattie e trattamenti di cura nelle visite che avvengono fisicamente.

Lufax è poi la divisione Wealth Management del gruppo che complessivamente, ad oggi, ammonta ad oltre 300 miliardi di dollari gestiti, ponendola in prima posizione a livello locale e tra le prime al mondo. Lo sviluppo di questo settore è guardato con particolare interesse dai mercati internazionali, poiché ci si aspetta che la Cina diventi il primo mercato mondiale per volume di patrimoni gestiti entro la metà del decennio corrente.

Ping An One Connect, listato dal 2019 al New York Stock Exchange, permette invece agli utenti di interfacciarsi con oltre 600 banche cinesi. Oggi ha una capitalizzazione di mercato di dieci miliardi di dollari.

Questi sono solo alcuni dei servizi innovativi parte della proposta di questa fintech super-giant.

Dal 2008, con il boom tecnologico successivo alla Grande Recessione, l’azienda ha puntato su micro-services e sviluppo di applicativi che potessero essere implementati su scala comune, essendo approvati dal governo. La data regulation è oggetto di attenzione da parte del mondo occidentale da tempo. Si sospetta che l’utilizzo di servizi come il riconoscimento di automobilisti attraverso foto presenti nel cloud dello Stato in caso di incidenti comporti rischi per la privacy. La società, che ha sviluppato questo applicativo, ha dichiarato che questa funzione, presente nella loro app, è precisa nel 99 percento dei casi ed è necessaria ad evitare frodi.

Lo sviluppo di servizi tanto sofisticati è reso possibile dalla quota che Ping An destina alla ricerca e sviluppo, pari all’1,5 percento dei ricavi. Impiega 30 mila persone in questo reparto e specificamente, oltre 2 mila data scientists. Numeri giganteschi se comparati agli intermediari occidentali, essendo gli impiegati circa 190 mila.

Nel 2015, viene costituito il Global Vision Fund che, con una liquidità di un miliardo di dollari, permette all’azienda di investire in startup promettenti, con ritorno del capitale atteso circa del 20 percento ed investimenti medi di 20-30 milioni di dollari per società.

Ai dipendenti è concesso proporre idee che ritengono innovative e proprio come nelle startup californiane, sono pagati per una considerevole parte in stock option, che permette loro di arricchirsi.

Al momento non ci sono piani per l’espansione sui mercati internazionali, ma analisti di Bloomberg suggeriscono che, seppur non direttamente, nel prossimo futuro l’espansione potrebbe concretizzarsi per merito del ruolo che la Cina ricoprire a livello mondiale. Lo scopo della concorrenza ai servizi occidentali è di imporsi fermamente al loro posto, come avvenuto nell’ultimo decennio con diversi colossi tecnologici come Tencent, Oppo e Xiaomi, e nei servizi finanziari, con player come Ant Group, holding di Alibaba.


Fonti articolo: mckinsey.com; economist.com; bloomberg.com

Immagine copertina: group.pingan.com

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