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CRISI RUSSIA-UCRAINA, LA SITUAZIONE EUROPEA DELL'OIL&GAS

Autrice: Giulia Marangelli, content creator.


Il #continente #europeo ha una dipendenza pari all’80% da #Norvegia, #Russia e #Algeria, per quanto riguarda la fornitura di gas.

Alcune delle maggiori economie sono tra le più esposte: la Germania il 90% del proprio fabbisogno, #Belgio, #Spagna e #Portogallo hanno il problema della scarsa capacità di stoccaggio, e il #RegnoUnito, anche se non fa più parte dell’#Ue, ha chiuso il suo unico grande sito di stoccaggio gas.

Tra i principali #gasdotti in Europa ci sono lo #YamalEurope che collega la Russia alla Germania passando per la Bielorussia e la Polonia; il #Tag che porta gas russo in Austria e Italia; il #NordStream2 che, attraverso il Mar Baltico, trasporta gas dalla Russia all’Europa Occidentale, passando per la Germania.

Quest’ultimo gasdotto è al centro della crisi tra #Russia e #Ucraina. Il #NordStream2, infatti, di proprietà di uno dei principali players dell’Oil&gas #Gazprom, è un gasdotto da 11 miliardi di dollari che si estende sul fondo del Mar Baltico per oltre 1200 km, dall’ovest della #Siberia alla #Germania evitando di transitare per i paesi Baltici. Completato nel settembre 2021, non è ancora operativo, in attesa del via libera da parte della #CommissioneUe e gli enti regolatori tedeschi. Esso è stato una trovata preziosa perché è in grado di raddoppiare la capacità di trasporto di gas rispetto a quella del #NordStream1 portandola a 110 miliardi di metri cubi di gas all’anno. Il cancelliere tedesco #OlafScholz ha affermato, però, che in caso di azione militare russa in Ucraina, la funzionalità di #NordStream2 sarebbe stata bloccata, con non poche conseguenze, quindi, sull’approvvigionamento di gas nei paesi europei.

L’Italia è uno dei paesi occidentali che rischia di pagare un prezzo maggiore dal confitto tra Russia e Ucraina sia per lo shock energetico derivante dalle restrizioni nella fornitura di gas, che per l’allarme sul prezzo del petrolio in caso di guerra, date le stime che arrivano dagli #analisti come il petrolio a 100 dollari (ieri la quotazione del #Brent ha raggiunto i 98.19 dollari al barile), tonfo dei mercati e ricadute sui prezzi delle altre materie prime. In una classifica pubblicata recentemente dall’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, l’Italia appare tra i paesi con una percentuale di vulnerabilità più elevata (19%) rispetto alla fornitura di gas russo, percentuale anche più elevata della Germania (12%).


Fonte immagine: europatoday.com

Fonte articolo: sole24ore, agi


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