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Contesto e scenari futuri del settore Automotive
Aggiornamento: 14 set 2020

COME ARRIVIAMO AL 2020?
Un chiaro punto di partenza è essenziale per formulare e agganciare gli scenari futuri che si prospettano per il settore automotive. Quando parliamo di questo settore stiamo considerando un tipico esempio di settore manifatturiero, a fortissima intensità di capitale, che impiega direttamente circa 10 milioni di persone e include alcune tra le società più longeve dei listini. Inoltre, l’essere un settore caratterizzato dalla presenza di enormi investimenti idiosincratici in impianti e macchinari e da una logistica seconda per complessità solo a quella del settore areospaziale, l’ha collocato in una posizione privilegiata per subire le dirompenti conseguenze delle misure restrittive dettate dall’esigenza di contenere la diffusione del virus. Gli elevatissimi costi fissi, i blocchi produttivi dettati dalle chiusure degli impianti e dalla temporanea rottura delle supply chain costituiscono gli ingredienti perfetti, che uniti a ricavi di vendita prossimi allo zero, potrebbero portare le otto più grandi società del settore, secondo gli analisti di Jefferies, a bruciare liquidità per circa 50 miliardi nel secondo trimestre. Volkswagen, da sola, ha dichiarato che ogni settimana di fermo degli impianti le costa circa due miliardi di euro.
Ma dove eravamo prima del 2020 e della crisi generata dall’emergenza COVID-19? Come evidenzia la figura 1 dal 2009 al 2017 abbiamo assistito ad un costante aumento delle vendite a livello globale che ha inizio dalla fine della crisi finanziaria del 2007/2008 e arriva fino alla stabilizzazione del biennio 2017/2018.

Figura 1. Andamento delle vendite annue di auto e veicoli commerciali. (Elaborazione personale da fonte OICA)
Alla luce del record storico stabilito nel 2017, e dei successivi due anni di calo che hanno deluso le aspettative, il 2020 si preannunciava come l’anno della svolta, quello in cui si sarebbe potuta toccare la storica cifra delle 100 milioni di unità vendute. L’impatto della crisi causata dalla pandemia sembra avere dissipato tale aspettativa, prospettando di attribuire al 2020 quello che dovrebbe essere uno dei peggiori risultati da oltre 10 anni. Le stime sono numerose e alquanto varie, a influenzare il risultato finale sarà in larga misura il verificarsi o meno di una seconda ondata di restrizioni alla circolazione. Il “The Economist” ha stimato un calo percentuale rispetto al 2019 di circa il 20%, il che porterebbe le vendite dell’anno ad attestarsi nell’intorno delle 72 milioni di unità, livelli che non vedevamo dal post crisi finanziaria del decennio scorso.
Come si può osservare la situazione per il settore era incerta ben prima del 2020, e ciò è dovuto al fatto che in quel periodo si è rotto un equilibrio consolidato, per mezzo dell’inasprimento delle normative sulle emissioni e dell’avanzata della tecnologia elettrica, i player tradizionali si sono trovati a riprogettare i loro modelli di business e a sostenere ingenti spese in R&D e riconversione nel tentativo di colmare il terreno perduto.
MEGATREND E TREND DI BREVE PERIODO
La lettura dei dati storici è senza dubbio utile per accompagnare l’interpretazione del contesto attuale e prospettico, anche se, tenendo in considerazione che il settore sta vivendo un momento di forte discontinuità, risulta altrettanto utile prendere in considerazione i principali trend futuri che plasmeranno il settore automotive del domani.
Nel prosieguo presenterò alcuni macro-trend più consolidati e altri spunti di riflessione, che per la gran parte sono legati alle conseguenze (tendenzialmente di breve periodo) che la pandemia del COVID-19 sta creando sulle abitudini delle persone e di riflesso sul nostro settore. I temi che metterò in evidenza nel proseguo sono una selezione personale che ho raccolto da una serie di articoli, documenti e presentazioni (trovate i riferimenti nelle fonti).
La scelta di presentare il dato essenziale per ogni trend è frutto della constatazione che allo stato attuale, data l’incertezza che permea il contesto, risulta maggiormente significativo fornire alcuni concetti solidi sui quali successivamente ogni lettore potrà costruire autonomamente i propri scenari e assegnargli una data probabilità di manifestazione.
- Consolidamento e razionalizzazione del proprio portafoglio attività risultano più che mai necessari per far fronte agli ingenti costi di R&D, che la transizione verso la tecnologia elettrica impone al settore. Uscire dai business o dalle aree geografiche fisiologicamente in perdita risulta, assieme ad un efficientamento delle fonti di costo, l’unica ricetta per poter finanziare lo sviluppo e la produzione dei veicoli elettrici, segmento che per diversi anni non sarà in grado di autofinanziarsi. Le fusioni non sono l’unica strada che le grandi case automobilistiche possono percorrere, alleanze temporanee nell’ottica di contenere i costi (evitando le duplicazioni) possono essere un valido compromesso per aggirare le incertezze che una fusione di portata tanto elevata può generare.
- Ev-Mobility la strada verso questo tipo di mobilità sembra essere ormai delineata, ma è lungi dall’essere spianata. In Europa nel corso del 2019 solo 2 ogni 100 auto vendute erano full electric. Alla luce di cioè potrebbero sembrare che i numerosi piani di investimento da decine di miliardi di euro ciascuno (60 miliardi in 5 anni solo per il gruppo Volkswagen), annunciati dalle diverse case automobilistiche siano scarsamente giustificati dal tenore della domanda. Tra tutte le possibili giustificazioni, a mio avviso, quella maggiormente esplicativa è legata all’inasprimento delle limitazioni alle emissioni e delle correlate sanzioni. L’introduzione di nuovi modelli elettrici permette alle case automobilistiche di rispettare quella soglia massima di emissioni che nel suo complesso il parco modelli non può superare. Spostandoci da una motivazione di tenore “legale” ad una più sostanziale, uno studio commissionato da FCA evidenzia come entro il 2030 si assisterà ad un nuovo fenomeno di urbanizzazione che porterà all’allargamento delle città e in contemporanea all’aumento delle vendite di veicoli grazie al supporto del canale online. L’effetto combinato dei due fenomeni avrà un pesante impatto negativo sulla qualità dell’aria nelle città, per far fronte a ciò la spinta verso un parco circolante a sempre maggiore presenza elettrica risulta essere necessaria.
- Guida Autonoma, con cui intendiamo lo sviluppo di veicoli in grado di muoversi nelle più svariate situazioni senza l’intervento attivo del conducente. Tale sviluppo è stato reso possibile dal progresso nei campi dell’intelligenza artificiale e del machine learning. Sebbene potenzialmente il consolidamento di tale trend sia in grado di rivoluzionare in maniera netta il concetto stesso di “guida”, la strada oltre che essere legata a quella dei veicoli elettrici è ancora più in salita tenendo conto degli importanti limiti a livello infrastrutturale e regolamentare. Introdurre veicoli che percorrono in autonomia le strade delle città, compiendo una serie di decisioni senza l’intervento dell’uomo, presenta importanti problemi a livello di responsabilità nonché una serie di dilemmi etici dinanzi a particolari contesti di scelta. Convenzionalmente si distinguono cinque livelli che vanno da un livello 1 in cui il veicolo offre un semplice supporto al conducente, il quale mantiene il controllo complessivo sul mezzo, ad un livello 5 nel quale il veicolo controlla autonomamente tutte le fasi della guida. Per contestualizzare il dato attualmente le auto Tesla possiedono una tecnologia di guida autonoma al livello 2+ che permette al veicolo di avere capacità di controllo laterale e longitudinale in determinate situazioni (tipicamente utilizzabile sulle autostrade). Interessante riportare che secondo stime di PwC entro il 2030 ben il 40% del totale delle miglia percorse potrebbero essere effettuate da veicoli a guida autonoma.
- Sharing, inteso sia in termini di “car-sharing” che “ride sharing” è un nuovo modello di mobilità che coinvolge attualmente centinaia di milioni di utenti, che si sono allontanati dal concetto di auto come bene privato, focalizzandosi solo sulla mobilità che essa permette. In particolare nel car sharing c’è un soggetto professionale, possessore di una flotta di auto, che mette a disposizione le stesse a soggetti che pagano per il noleggio. Nel ride sharing, il soggetto che prenota la corsa online non guida il veicolo, ma è portato dal luogo “A” al luogo “B” dal conducente, in un’offerta del tutto assimilabile a quella del taxi. Interessante notare come alcune tra le più famose start-up “unicorno” sono nate con l’obiettivo di servire questo mercato.
L’attuale situazione di emergenza sanitaria, con le relative restrizioni alla circolazione ha fatto emergere una serie di ulteriori trend di breve periodo che hanno impatti di dubbia quantificazione dal punto di vista dell’entità ma che non vanno comunque trascurati. Seguono alcuni di quelli che ho ritenuto maggiormente significativi e che si distaccano dalla banale constatazione che i mesi di lockdown hanno visto crolli delle immatricolazioni a livello europeo del 56%, con punte ben oltre l’80% nei paesi che hanno adottato misure contenitive più stringenti.
Nel corso degli ultimi anni il leasing è diventato uno strumento importante nel supportare la domanda di autoveicoli, tuttavia alcuni analisti evidenziano che le difficoltà economiche potrebbero portare molti soggetti a non riuscire a far fronte alle rate contrattualmente pattuite. Le dirette conseguenze saranno le perdite che subiranno le divisioni finanziarie delle case automobilistiche, che costrette a collocare sul mercato secondario ingenti quantità di veicoli sequestrati, subiranno l’effetto indiretto di vederne il prezzo crollare. Non è azzardato spingersi oltre e ipotizzare che un’importante riduzione dei prezzi per le auto usate, unito al calo del prezzo del carburante potrà rallentare il turnover del parco circolante verso tecnologie elettriche o ibride.
Altro interessante punto di vista è quello che emerge dalle indagini Ipsos effettute in Cina, dalle quali si riscontra un crollo dell’utilizzo dei mezzi pubblici (dal 56% al 24%) e della mobilità tramite car/ride sharing che va di pari passo con il robusto incremento della mobilità privata che passa dal 34% al 66%. Le spiegazioni a questo radicale allontanamento dai mezzi pubblici in favore dell’auto di proprietà sono legate senza dubbio al timore che la vicinanza a soggetti estranei renda più probabile entrare in contatto con il virus. Siamo di fronte ad una radicale modifica delle abitudini di spostamento degli individui, dettata in questo caso dal fatto che l’auto di proprietà, che permette l’isolamento negli spostamenti, fornisce la risposta migliore alla paura di contrarre il virus. Il dato più interessante per le prospettive del settore riguarda invece le intenzioni di coloro che un’auto di proprietà non la possiedono ancora, e che si sono dichiarati nel 66% dei casi intenzionati a provvedere all’acquisto nei successivi sei mesi. Un recentissimo report del colosso tedesco Daimler, sembra dare credito a tali previsioni, evidenziando che in Cina (suo primo mercato di sbocco) ha registrato vendite in aumento del 21,6% rispetto allo stesso periodo del 2019, archiviando il secondo miglior trimestre di sempre in quell’area geografica.
Se tutto ciò dovesse rivelarsi anche solo in parte veritiero, l’impatto sulla viabilità urbana nonché sulla qualità dell’aria ne risentirebbe in modo profondamente negativo evidenziando ancora una volta come il turnover dell’attuale parco circolante verso modelli elettrici e ibridi sia esigenza che si fa sempre più attuale.
FONTI:
The Economist: “Great White Night” 11/04/20
The Economist: “The crisis in carmaking” 25/04/20
Il Sole 24 Ore: “E se il coronavirus facesse tornare l’auto al centro della mobilità” 09/04/20
Ipsos: “Impact of coronavirus to new car purchase in China” 12/03/20
Webinar FCA: “Scenari presenti e futuri nel mondo Automotive” 10/07/20
Daimler (Reports & News): “Mercedes-Benz sales. Q2 2020” 8/07/20
OICA: “http://www.oica.net/category/sales-statistics/”
PWC:“https://www.pwc.com/hu/hu/kiadvanyok/assets/pdf/five_trends_transforming_the_automotive_industry.pdf”
Autore: Cristiano Giovanatto, Asset Management, Research Senior Associate