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Carne e sostenibilità: le risposte del mercato TOPIC: FOOD & BEVERAGE

Autore: Lorenzo Bonfanti, Research Junior Associate


Uno dei temi maggiormente dibattuti negli ultimi anni è la sostenibilità, sempre più oggetto di discussione a livello internazionale e nazionale; tra gli esempi più recenti abbiamo proprio quello italiano, che sotto il nuovo governo punta ad una svolta green. In ambito corporate uno dei settori che ha ricevuto maggiori critiche è stato quello della produzione di carne e latticini, business da 1,4 trilioni di dollari.

Il settore è sotto accusa per la produzione massiva di gas serra dovuta all’intero percorso degli animali (da allevamento a processazione) e per le conseguenze che l’allevamento intensivo porta alla fauna e alla flora (riduzione della biodiversità e deforestazione). Secondo il World Economic Forum, l’emissione totale proveniente solo dall’allevamento intensivo globale rappresenta il 14,5% dell’emissione totale di gas serra causate dall’attività umana. Recentemente, il maggiore produttore di carne mondiale, JBS, è stato citato tra le aziende brasiliane accusate di avere legami con la deforestazione della foresta Amazzonica.

Un altro tipo di preoccupazione è sorto in coincidenza con l’arrivo e la diffusione della pandemia; i massicci trattamenti antibiotici dati agli animali per poter sopravvivere più a lungo e rinforzarsi siano problematici dal punto di vista dell’immuno resistenza dei batteri di questi ultimi. Tali trattamenti si sono dimostrati anche nel passato pericolosi e possibili cause di diffusione di nuove forme virali/batteriche che possono passare all’uomo. Un report di #IPBES[1], un’organizzazione internazionale che si occupa di biodiversità ed ecosistema, evidenzia come secondo 22 dei maggiori esperti in campi come zoologia, economia ed epidemiologia ci sia un forte legame tra allevamenti intensivi e rischio pandemico. Il report suggerisce che promuovere una transizione verso uno stile di dieta più sostenibile e differenziato potrebbe ridurre la possibilità di future pandemie.

Nonostante l’arrivo del COVID19 - tra le sue conseguenze - ha portato ad una diminuzione del consumo di carne, il trend pre pandemico era in crescita. In particolare, un forte aumento della domanda proveniva da paesi emergenti come Cina ed India. L’OECD suggerisce in tale ambito stime di crescita del 0,24% annuo nei paesi con economie avanzate e dello 0,8% in quelli in via di sviluppo.

La maggiore attenzione alla sostenibilità data dal pubblico e dagli investitori ha portato alcune realtà a preoccuparsi dei rischi portati da bassi rating ESG o poco interesse verso il miglioramento. FAIRR, un network di investitori il cui obiettivo è comprendere rischi e prospettive in ambito ESG, in uno dei suoi report ha sottolineato quanto gli investitori siano preoccupati dei rischi ambientali che comporta correntemente il settore. Questo movimento ha portato i maggiori player a muoversi in tale ambito inserendo dei target di emissioni nei report aziendali; oltre la volontà di perseguire obiettivi di sostenibilità molte realtà stanno cercando di implementare tecnologie come machine learning e intelligenza artificiale per efficientare il processo di produzione.

Parte degli investitori, nonostante alcuni cambiamenti nel settore, si stanno spostando verso ambiti ritenuti più sostenibili nel lungo termine come le soluzioni ‘plant based’ o la cosiddetta carne ‘pulita’ (prodotta in laboratorio da cellule animali capaci di riprodurre tessuti muscolari e adiposi).

Le realtà più conosciute nell’ambito dei sostituti della carne sono indubbiamente quelle legate alla ‘carne’ vegetale, come Impossibe Foods e Beyond Meat: i loro prodotti sono composti da verdure e sono studiati in modo da riprodurre l’esperienza ‘in toto’ della carne. Queste alternative pongono molta attenzione al ricercare una formula che porti il prodotto ad avere le stesse caratteristiche della carne, sia come consistenza che come sapore.

Beyond Meat in particolare è stata identificata da Forbes come una delle migliori ‘fastest growing companies’ degli ultimi anni: ha registrato una YOY growth del 239% dal 2018 al 2019 e del 53% dal 2019 al 2020. Il terzo quarto del 2020 ha però sottolineato una crescita del 2,7% dei revenues YoY, più debole rispetto agli anni precedenti ma comunque riconducibile all’effetto COVID.

Per quanto riguarda invece il campo della ‘clean meat’, mancano ancora grandi realtà ma vi sono una serie di startup che hanno guadagnato grande attenzione mediatica; tra queste vi è SuperMeat, una startup israeliana la cui mission è produrre hamburger di pollo direttamente da delle cellule degli animali. L’interesse provocato dall’idea è stato dimostrato dal calibro degli investitori interessati (tra questi vi è Tyson foods, uno dei maggiori player nel mercato della carne) e dalla somma di capitale raccolto durante il primo seed round: 3 milioni di dollari. I problemi delle alternative rimangono i prezzi e la distribuzione; ostacoli al momento presenti ma che con un processo di scalabilità dovrebbero essere sormontabili.


[1] Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services


BIBLIOGRAFIA:

https://sifted.eu/articles/lab-grown-meat-startyups-higher-steaks-meatable-supermeat-fm-technologies/

https://www.nature.com/articles/s41586-018-0010-9

https://www.ft.com/content/d74eae2a-be7a-11e9-9381-78bab8a70848

https://www.saveourantibiotics.org/the-issue/covid-19-pandemics-and-intensive-farming/

https://www.weforum.org/projects/meat-the-future

https://www.ft.com/content/24a94fb9-3f20-453e-a014-50b250991eec

https://dashboards.trefis.com/no-login-required/sRERWX7e/Beyond-Meat-Revenues-How-Does-Beyond-Meat-Make-Money-?from=forbes

Beyond meat investor presentation 3q 2020: https://www.beyondmeat.com/


Fonte immagine: nytimes.it

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